L’atteggiamento violento, aggressivo, implacabile dei miei illustri avversari rivela, a perer mio, una debolezza irritabile, una deficienza. Essi sentono l’insuperabilità delle ragioni ch’io pongo a base della difesa, e s’indispettiscono; sentono come siano eque, moderate le mie richieste – nelle quali contempero le umane valutazioni della personalità dell’accusato e dell’impulso che lo sospinse nel baratro, con il rispetto alla vita, alla sacra legge che la proclama inviolabile e santa – e corrono, quindi, all’estremo, all’eccesso negando ogni cosa, sconoscendo, calpestando brutalmente ogni verità.
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